Diario di un guardone

Roma 16 Giugno 1962 MISANTROPIA UNICA VIA

Sono nato al lampo dei cannoni fascisti. Ho respirato la polvere dei bombardamenti alleati. Sono diventato sordo dalle mitraglie naziste. Mi sono dissetato alle fonti di sangue che sgorga dagli inutili morti della vendetta partigiana. Assaporo ancora quella muffa vendetta come miele intriso d’aceto. Ancora non sono spente le mitraglie di nuovi nazisti. E altri cannoni fremono ad esplodere nuovi boati inutili. Ed ancora forse respirerò polvere intrisa di morte. Ed ancora forse mi disseterò a seni turgidi di sangue per sopravvivere ad un mondo che mai conobbi in pace. 

Roma 11 Giugno 1962 AMMAZZAMI

Ho fotografato un tramonto dalla finestra della mia stanza. Ci sono due dii che ci governano: il Dio del bene e il Dio del male, e purtroppo spesso si bestemmia e si benedice l’uno per l’altro. Non voglio più vivere senza di te Daniela. Ammazzami o torna da me.

 

Roma 7 Giugno 1962 LA BELLEZZA DEL PASSATO

Hanno costruito palazzi ovunque attorno a casa mia. Una volta c’erano le fratte a Pietralata, ora ci sono dei palazzoni enormi, simili ad alveari. Non la capirò mai la bellezza del passato. Prima c’era il niente, ora c’è tutto. Però mi manca il niente di prima.

Roma 2 Giugno 1962 NEVE NERA

Ho fotografato cumuli di calcinacci. Sembravano piccole montagne di neve nera. A volte sono tentato di credermi, non oso dire reputarmi, un intellettuale che avrà un suo seguito spirituale. Ma poi ricordo tutte le opere sconosciute che mi hanno entusiasmato e tutti i libri che hanno fatto fiasco e mi ritrovo come una grossa lumaca che sul suo dorso non ha una casa, ma un grattacielo (ma ha pur sempre una striscia dietro di sé!).

Roma 29 Maggio 1962 FARSI FUORI

Sono andato a fare una passeggiata ed ho portato con me la macchina fotografica. Mi ha colpito molto un panno steso fuori da una piccola finestra. Era squallido. Poi sono passato davanti al giornalaio. Ho visto la prima pagina di un quotidiano locale: a caratteri cubitali c’era scritto “Si getta dal quinto piano ma non riesce a farsi fuori”. Farsi… fuori… Crearsi all’esterno. Farsi fuori.

Roma 25 maggio 1962 LA FINE

Dio donami amore, e seminerò paradisi… ma che schifo che fa la fine! Oggi ho fotografato il mio letto e la mia abat-jour. Sono diversi giorni che non esco di casa, e misteriosamente inizio a trovarla estremamente interessante. Il mio letto, la mia stanza. Tutto molto interessante.

 

Roma 19 Maggio 1962 PER AVERTI

Oggi sono stato con una puttana. Si chiama Augusta ha 28 anni ma ne dimostra 40. Le ho chiesto se potevo farle delle foto. Quando ero fidanzato con Daniela, era diverso, andavo con le puttane perché così spezzavo l’abitudine, potevo fare qualcosa di proibito che non andava fatto, ma che mi eccitava. Adesso lo faccio perché ho paura di non trovare un’altra ragazza e di non poter vedere più un corpo di donna. Cara Daniela, dove sei? Cosa devo fare per averti ancora? Non brucia un solo giorno in cui io non viva per te ed in cui tu mi martorizzi per il tuo misterioso piacere. Ma grazie, grazie sempre mio buon Dio.

Roma 15 Maggio 1962 IN SERIE


Dalla mia finestra oggi vedo passare un netturbino. Sembra felice. Non sa che lo sto spiando. Non si immagina che sarà per sempre impresso su questa pellicola, per  essere riprodotto in serie, quante volte voglio e come voglio. Lui e la sua maschera da netturbino. Maschere, maschere, maschere per sottolineare la tragicomicità della vita, al di fuori del tempo e dello spazio.

Roma 12 Maggio 1962 IL MIO CUORE BACATO


Sono passato davanti al bar Jolly stamattina, ed ho incontrato il padre di Filippo Nesi. Ho voluto fotografarlo di nascosto. Filippo era un mio compagno di scuola. Non stavamo nella stessa classe, ma giocavamo spesso a pallone dopo le lezioni. Suo padre era un uomo distinto e burbero, aveva una ferramenta a viale Ippocrate. Un giorno, tornò a casa e trovò sua moglie esanime con la testa nel forno e una busta intorno al capo: si dice si sia ammazzata in questo modo. Altri dicono che sia fuggita. Fatto sta che lui è impazzito. Cammina sempre solo di giorno e di notte. Parla da solo bestemmiando. Ed io provo tanta compassione per lui, ma non capisco il perché. Forse perché ammiro il mondo dei pazzi: le loro candide ingenuità, le loro malvagità senza limiti, il loro nuovo mondo. Forse il mio cuore è bacato.

Roma 7 Maggio 1962 STANNO TUTTI MALE


Daniela mi ha lasciato. Dopo quasi 3 anni ha deciso di uccidere il nostro amore. Mi accusava di non lasciarle l’aria per respirare.  Lei era come uno dei palloncini di quel venditore che vedo passare dalla finestra della mia stanza. Ma ora, il palloncino è volato via. 
Grazie mio Dio degli incubi che mi regali: dopo i sogni irrazionalmente orribili ritrovo la forza di continuare la tua vita amando ciò che tu mi scarichi quotidianamente.